Porto Cesareo
Porto Cesareo (Cisaria in dialetto salentino) è un comune italiano di 6 288 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia.
Località
turistica del Salento situata sulla costa ionica della penisola
salentina, dista 26,9 km dal capoluogo provinciale[3] ed è sede
dell'Area naturale marina protetta Porto Cesareo e della Riserva
Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera.
Territorio
Il
territorio comunale, situato nella parte nord-occidentale della pianura
salentina, si estende su una superficie di 34,66 km² e confina a nord
con i comuni tarantini di Manduria e Avetrana, a est e a sud con il
comune di Nardò, a ovest con il mare Ionio. Ricade nella cosiddetta
Terra d'Arneo, un'area che prende il nome da un antico casale e
comprende diversi comuni accomunati da una medesima caratterizzazione
paesaggistica.
Il profilo orografico è
pressoché uniforme, con un'altitudine che non supera i 57 m s.l.m. e la
casa comunale posta a 3 m s.l.m.[4]. Il lungo litorale, prevalentemente
sabbioso, conserva dune costiere, zone umide, scogli e isolotti. Tra
questi rivestono particolare importanza l'Isola Grande (o Isola dei
Conigli) ricoperta da pini d'Aleppo e di acacie, e l'Isola della Malva. I
fondali, particolarmente ricchi, ospitano nelle zone sabbiose la
cosiddetta prateria sommersa di Posidonia oceanica, che garantisce
ossigeno, rifugio e nutrimento a numerosi organismi marini, e nelle aree
rocciose il coralligeno multicolore. La fauna marina è costituita da
crostacei, molluschi, pesci e tartarughe. Lo straordinario interesse
biologico del posidonieto ha contribuito all'istituzione dell'Area
naturale marina protetta di Porto Cesareo nel 1997.
Clima
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Lecce Galatina.
Il
clima è mediterraneo, con estati calde, umide e siccitose e, con
inverni freschi e ventilati. Le precipitazioni si concentrano
prevalentemente in autunno e in inverno.
Ai
tempi dei romani si chiamava Portus Sasinae (periodo di cui sono stati
ritrovati dei reperti tra cui sette colonne monolitiche di marmo
cipollino immerse nel mare), quando era un importante scalo portuale per
il commercio dei prodotti agricoli delle ricche zone interne. In realtà
il luogo era già abitato in epoca preistorica (villaggio in località
"Scalo di Furnu") e successivamente nell'Età del Bronzo da marinai di
provenienza greca (ritrovamenti in località "Scalo di Furno" di vari
cimeli, tra cui statuette votive, e di un'area dedicata al culto della
dea Thana).
Torre Chianca vista dallo Scalo di Furno
Cadde
nell'abbandono a causa delle scorrerie dei pirati e dell'impaludamento
della zona fino all'arrivo, intorno all'anno Mille, di alcuni monaci
basiliani che vi costruirono un'abbazia che utilizzarono sino al XV
secolo, periodo in cui la località passò di proprietà dagli Orsini del
Balzo, principi di Taranto, agli Acquaviva, duchi di Nardò, e si
sviluppò come porto per il commercio, soprattutto di olio e grano, con
la Sicilia e in seguito anche con le Repubbliche marinare. Fu anche in
quel periodo che iniziò la costruzione, a difesa dai nemici provenienti
dal mare, dell'importante "Torre Cesarea" e di tutte le altre torri
costiere di cui è ancora ricca la fascia costiera ionica salentina. Dopo
un nuovo periodo di decadenza, intorno al XVIII secolo tornò a
ripopolarsi ma solo stagionalmente e non stanzialmente grazie
all'attività di una tonnara che attirò varie famiglie di pescatori,
soprattutto tarantine; queste occuparono la penisoletta dell'attuale
comune, allora possedimento dell'agiata famiglia Muci di Nardò. I Muci
acquistarono e detennero il feudo sino agli inizi del XIX secolo, anche
dopo l'abolizione ufficiale del principio feudale. Il primo nucleo
stanziale si ebbe solo a metà '800. Successivamente il frazionamento e
la vendita dei terreni a queste famiglie di pescatori, qualche decennio
prima della fine del XIX secolo, permise lo sviluppo del primo impianto
urbano. Il centro continuò così a svilupparsi e quando, alla fine del
XIX secolo la popolazione venne a contare qualche centinaio di persone,
vi si costruì nel 1880 la chiesa intitolata alla Madonna del Perpetuo
Soccorso su iniziativa del vescovo di Nardò, mons. Michele Mautone;
egli, durante la visita pastorale, ritenne inadeguata alle esigenze
dell'accresciuta popolazione la cappella che vi è accanto, fondata dai
Basiliani e costruita fra il 1639 e 1640, intitolata a Santa Cesarea.
Durante
il periodo fascista, grazie alla bonifica dell'Arneo, il centro crebbe
di importanza non solo come porto peschereccio ma anche come località
turistico-balneare.
La spiaggia di Punta Prosciutto
Nel
1975, grazie alla volontà dei residenti che chiedevano da tempo
l'autonomia dal comune di Nardò, Porto Cesareo divenne a sua volta
comune a tutti gli effetti. Oggi quest'ultimo è ormai una rinomata
località di bagni grazie ai suoi 17 km di spiaggia dorata e scogliera
bassa con acqua molto limpida fronteggiati da un arcipelago di isolotti
ricchi di vegetazione e di fauna che conta specie molto rare. Dal 1997
il Comune è sede di una delle 20 aree marine protette d'Italia per la
presenza di una ricchissima e diversificata comunità marina di elevato
valore biologico; con i suoi 16.654 ettari è la terza per estensione in
Italia. L'area si estende fino a 7 miglia dalla costa, tra Punta
Prosciutto a nord e Torre dell'Inserraglio a sud. Nel 2006 fu istituita
anche la riserva naturale regionale "Palude del Conte e Duna Costiera"
di circa 900 ettari, un'area caratterizzata da una vasta depressione
retro-dunale con ricca e diversificata vegetazione igrofila e alofila.
Importanti sono anche la Stazione di Biologia Marina e il Museo
Talassografico che contiene una raccolta malacologica, un erbario e rare
specie ittiche.
Nel 2002 Porto Cesareo è
balzato agli onori della cronaca per una notizia molto curiosa che ebbe
molta eco e fu imitata successivamente anche in altre parti d'Italia:
l'intitolazione di una statua alla show girl Manuela Arcuri. In realtà,
la statua intende simboleggiare la moglie del pescatore che attende il
ritorno del marito dal mare. Madrina dell'inaugurazione fu la stessa
Arcuri, come deciso, e attestato anche dai verbali dei consigli comunali
del 2002. Nacque però l'equivoco, voluto ad arte a scopo di marketing
pubblicitario richiamare il turismo di massa, che la statua
rappresentasse proprio la stessa diva. L'opera fu realizzata da uno
scultore salentino, che comunque riprodusse volto e le fattezze della
Arcuri. Rimossa nel 2010 per insistenza delle donne del luogo, la statua
richiamava molti curiosi che, in vacanza nella zona, venivano a
visitarla, ed è stata oggetto di diversi atti vandalici (a marzo 2008,
ad esempio, risultava priva del naso). L'8 luglio del 2011 la nuova
lista civica comunale ha ricollocato il "monumento al pescatore", nella
sua precedente postazione nelle vicinanze della Torre. La ricollocazione
è avvenuta alla presenza dell'attrice.
Va
sottolineata la forte instabilità politica che ha portato in soli 34
anni[quali?] di municipalità ad avere 10 sindaci tutti diversi (con le
amministrazioni susseguentisi in modo sempre contrapposto alle
precedenti), numerosissimi assessori e consiglieri e persino alla
presenza di tre commissari prefettizi.
Torri costiere
Lungo
la costa sono presenti quattro torri d'avvistamento costruite nel XVI
secolo per proteggere la penisola salentina dalle invasioni nemiche:
Torre Cesarea, Torre Lapillo, Torre Chianca e Torre Castiglione; di
quest'ultima restano solo alcuni ruderi in quanto fu abbattuta durante
la Seconda guerra mondiale.
Torre Cesarea
Torre
Cesarea è una torre di avvistamento situata nella parte meridionale
dell'abitato. Essa è la più grande in assoluto per le sue dimensioni e
fu costruita apposta come sede di Sopraguardia a capo della Comarca di
Cesarea, perciò è detta anche "Torre Capitana", in quanto possedeva
giurisdizione di comando militare su tutte le torri comprese nella
Comarca stessa. Ha una forma quadrangolare; è alta 16 metri ed ha i lati
lunghi 21,50 metri. Le mura di base sono spesse 4 metri, mentre quelle
in cima sono spesse 2,50 metri. La torre, costituita da blocchi tufacei,
presenta varie caditoie ed il coronamento è sostenuto da beccatelli. La
sua costruzione ebbe inizio il 1º maggio 1568 e venne ultimata
nell'aprile del 1570. Successivamente venne abbattuta e ricostruita nel
1622. Comunicava a sud con Torre Squillace, nel comune di Nardò, e a
nord con Torre Chianca.
Attualmente ospita gli uffici della Guardia di Finanza.
Torre Chianca
La
torre, a pianta quadrata, è priva di scale esterne e presenta una base
scarpata di 15,60 metri e un'altezza di 18 metri. Comunicava a sud con
Torre Cesarea e a nord con Torre Lapillo.
Durante la seconda
guerra mondiale fu dimora di alcuni soldati dell'esercito italiano che
avevano installato una postazione di artiglieria.
Torre Lapillo
La
torre di avvistamento, conosciuta anche con il nome di Torre di San
Tommaso, presenta una struttura a base quadrata e una scalinata di
accesso con tre archi sottostanti, di cui l'ultimo aggiunto solo in
epoca recente; la scalinata terminava infatti con un ponte levatoio. Ha i
lati di base lunghi 16 metri ed è alta 17 metri. A pian terreno è
presente una cisterna mentre al primo piano si apre un ampio vano. Fu
terminata nel febbraio del 1568. Comunicava a sud con Torre Chianca e a
nord con la distrutta Torre Castiglione.
I locali interni
ospitano un Centro Visite Turistico-Ambientali dove è possibile reperire
materiale informativo sugli itinerari, le tradizioni, i principali siti
architettonici e culturali del territorio, nonché partecipare ad eventi
culturali e manifestazioni enogastronomiche volte a valorizzare i
prodotti del parco.
Torre Castiglione
Spiagge
La
costa di Porto Cesareo è formata da due riviere. Quella di levante
comprende la spiaggia cittadina del paese e, estendendosi verso est,
arriva fino alla penisola della Strea formando una suggestiva laguna. Il
litorale di ponente è formato da spiagge circolari perlopiù basse e
sabbiose alternate a basse scogliere e sono caratterizzate da un gran
numero di stabilimenti balneari. La prima spiaggia che si incontra verso
ovest dal paese è quella detta di Primo Ponte per via di un ponticello
sotto il quale sfocia un canale utilizzato per la bonifica che termina
con lo sperone roccioso di Scalo di Furno, qui si apre una seconda
spiaggia detta invece delle Dune ed è una delle più suggestive: alte e
impervie dune fanno da cornice a uno dei mari più cristallini,
soprattutto quando soffia il vento di Tramontana. Si giunge quindi nei
pressi della Torre Chianca al centro di due piccole insenature. Inizia
poi la spiaggia più grande che, passando per le località di Belvedere,
Bacino Grande e Lago Sereno termina a Torre Lapillo. Oltrepassata questa
marina, la costa diventa rocciosa intervallata da piccole calette fino a
raggiungere Torre Castiglione, località poco frequentata e impervia
circondata dalle cosiddette "spunnulate", doline carsiche che
raggiungendo la falda danno vita a grotte e laghetti. Qui una piccola
spiaggetta fa da cornice a un campeggio circondato dalla vegetazione. Si
apre quindi la spiaggia di Padula Fede, così chiamata per via di un
bacino di bonifica proprio a ridosso della spiaggia nei pressi del quale
è sorto un maneggio, infatti la spiaggia è nota ai locali con il nome
di "spiaggia dei cavalli". Segue quindi un mix formato da scogli e
sabbia di Punta Grossa e si giunge alla località di Lido degli Angeli,
dove a fare da padrone sono le lussureggianti dune e subito dopo alla
contigua spiaggia di Punta Prosciutto, una delle più belle di tutta la
costa jonica salentina, caratterizzata da acque tra le più limpide che
registrano profondità insignificanti per moltissimi passi al largo. È
proprio questa sporgenza rocciosa, con una minuscola spiaggetta a ovest,
a segnare il confine di Porto Cesareo con la provincia di Taranto.
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